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In Italia, investire sembra spesso una corsa contro il tempo. Non quello dei rendimenti, ma quello dell’orizzonte mentale: superare i 5 anni di programmazione finanziaria sembra un ostacolo insormontabile. Eppure, dietro questa tendenza c’è molto più di una semplice scelta economica.

Il 75% degli italiani trova difficile pianificare pensando a obiettivi di lungo periodo, mentre il 40% di chi risparmia investe poi senza uno scopo preciso. Inoltre, il 37% degli investitori si affida a consigli non professionali per gestire i propri risparmi. Nonostante ciò, la propensione a investire in strumenti finanziari si attesta al 45,8%.

Molti italiani crescono con una profonda cultura del risparmio, tramandata dalle generazioni che hanno conosciuto la guerra, la fame e l’incertezza. Il risparmio, per loro, era sicurezza. Ma oggi, in un mondo in continua evoluzione, risparmiare senza investire è come tenere un sogno chiuso in un cassetto che non si apre mai.

E così accade che il denaro accumulato nei conti correnti resti lì, immobile, mentre le opportunità passano accanto silenziose. Non è paura, non sempre. A volte è semplicemente mancanza di fiducia nel futuro. Perché pensare a 10, 15, 20 anni da oggi può far paura in un Paese dove l’incertezza politica, economica e sociale è percepita come compagna di viaggio.

Ma c’è un altro lato della medaglia. E se proprio l’atto di investire a lungo termine fosse una dimostrazione di speranza? Una dichiarazione d’amore per il tempo che verrà, per i figli, per se stessi, per quel sogno di tranquillità che non si può comprare domani se non si semina oggi.

Educare alla finanza non significa solo insegnare formule e asset allocation. Significa aiutare le persone a fidarsi di sé, del tempo, e a vedere l’investimento non come una scommessa, ma come un progetto di vita.

E chissà, magari un giorno non penseremo più agli investimenti come un salto nel vuoto, ma come un passo verso casa.